mercoledì 27 novembre 2013

La stella vista da Capo Nord



E quindi non si sente più nulla?
La tragedia non ha più effetto su noi umani?
Quando le cose che ascoltiamo oggi
sono le stesse di ieri e quelle che ascolteremo domani.
Quando occhi e orecchie si abituano a fosse e bimbi affamati
il cuore non lacrima perché ci siamo abituati.

Ho smesso di commuovermi da così tanto tempo
alla vista delle fosse comuni e della ferocia 
o alla foto di un uomo morto ammazzato
quasi come fosse passato sopra il mio cuore quel carroarmato.

E succede sempre così
se ci raccontassero la stessa storia con tono diverso
tornerebbe fulmineo in noi il senso di commozione
che con l'abitudine è andato perso.
E' come guardare nel cielo ogni volta la stessa stella
ma se la guardi da Capo Nord sembra cambiare l'universo.

La mente esige la sua sopravvivenza
se non lo farai tu, sarà lei a staccare la spina
Ecco perché per quanto brutta è la cosa che vedi 
non sarà toccante come la volta che l'hai vista per prima.
Non piangeremo con la stessa intensità per la stessa morale.
Quando rivedi un film lo rivedi avendo assimilato quel finale.

Ho smesso di sentire quel groppo in gola da tempo
alla vista di un bimbo con le mosche negli occhi
si crea uno scudo la mente fa le sue ritorsioni
la testa non regge troppe e ripetute informazioni

E sarà sempre così
se ci raccontassero la stessa storia con tono diverso
tornerebbe fulmineo in noi il senso di commozione
che con l'abitudine è andato perso.
E' come fare foto sempre allo stesso monumento
ma se cambi angolo sembra essere un monumento diverso.

Qualcuno ha detto
che si fa l'abitudine a tutto oramai,
ma io credo che come la pioggia è sempre acqua
allora ogni volta che pioverà ti bagnerai.
Oh si che lo farai.





lunedì 25 novembre 2013

Da te a me


Libere e sciolte
Parole vaganti
Riempiono corpi in aria danzanti
Leggeri soffi 
Di sospiri ansanti
Lasciano tracce in terra striscianti

Gemono corpi 
Gemono spiriti 
Grondano lacrime
Intorno agli stipiti

Cigolano porte 
socchiuse e pesanti
spifferi di brividi
In pance pulsanti
Anime anelano a giochi risananti
Riempiono corpi in aria danzanti.

giovedì 21 novembre 2013

La barca e il capitano che non sapeva dove andare



Persa la rotta, persa la barca
che si è andata ad incagliare
nelle cose che non hai detto
o in ciò che in fondo non hai saputo imparare.
L'errore nelle mani del capitano
e ti senti ancora più intrappolato 
giorno dopo giorno
nelle scelte sbagliate e ti senti incazzato.

Succede a chi non vuole parlare,
capita a chi non sa ascoltare,
affonda chi non sa navigare.

Perso il timone persa la testa
nessuna cartina nautica ti sarà mai d'aiuto
se non sei in grado di governare
le tue urla in una tempesta saranno solo un grido muto.
L'amarezza nel cuore del capitano
e ti ricordi fatalmente mentre affondi
ciò che di bello ti ha anche regalato il mare
e dei suoi meravigliosi passati tramonti.

Succede a chi non sa mantenere
capita a chi non sa reagire
affonda chi si lascia andare.
 

mercoledì 13 novembre 2013

Hai mai visto un'alba?


Hai mai visto un'alba
dopo un lungo periodo di torpore,
dopo tanto tempo passato a dormire, 
o passato tra mille tramonti e tormenti?
È bellissima,
se solo ti fermassi un attimo a osservarla
lasciando indietro solo per un minuto
le cose che reputi prioritarie nella vita di tutti i giorni.

Hai mai visto un tramonto,
da solo dalla cima di un colle,
mentre il cielo piano piano si fa scuro?
Ma quante stelle ci regala il cielo?
È bellissimo,
ma non potresti dirlo con certezza
perché la giornata è stata una corsa
e devi ancora correre per l'aperitivo prima della palestra.

Hai mai visto un arcobaleno,
dopo cento giorni passati ripiegato su te stesso
tra pioggia, lacrime e stress?
Di quanti colori è?
È meraviglioso,
ma non hai mai contato veramente i colori
perché mentre lui spuntava tu stavi in macchina
e non avevi tempo di fermarti.

Dimmi, hai mai visto un'alba?

Brutto sogno


Ho la testa pesante,
leggere non mi sta aiutando.
Dovrei andare a correre domattina
per scaricare lo stress e te con lui.

Quando nulla è chiaro
succedono cose brutte,
tutto è incomprensibile
infatti sto parlando con un muro
che mi suggerisce
di lasciare e chiudere la porta.

Ma quale porta?
dentro questa stanza c'è n'è una per parete
e io non so quale prendere,
forse perché non sono pronta
per scoprire altri posti fuori di qui.

Le mattonelle a scacchi bianche e nere
stanno perdendo la loro logica geometrica
come te in fondo, distorte ai miei occhi ora
ed una ad una si frantumano sotto i miei piedi.

Quando si rompe il cuore
non c'è più altro da rompere.
Uscirò, dalla stanza angosciante, angosciata
perché tutte queste follie mi fanno paura.

Esco dalla prima porta e corro
cercando di trovare una via velocemente
perché qui io non voglio più rimanere.
Ma è come stare su un tapis roulant,
sto correndo ma ferma sempre nello stesso punto.
È un po come cercare di raggiungerti.
È un po come cercare di capirti.

Poi mi sveglio. Sudata.
Tutto è immobile nella mia camera
ma non posso avere il classico sollievo
di chi si accorge che è stato solo un brutto sogno.
Io mi giro nel letto, volto la testa.
E tu non ci sei più.

Echi


Stando in cima alla grande montagna
parlando di amore, odio, gioia e rabbia
dall'inizio fino alla fine dei tempi
urlando parole al mondo.

Echi, sulla strada del per sempre
pensieri come parole ci riflettono contro
per tornare ad essere uditi da noi
nello stesso punto in cui li abbiamo emessi..

A volte tornano così forti e brutali come tuoni
che ti strapperesti le orecchie
pur di non ascoltare il crudele rimando.

Sanguini, ora che hai ascoltato
l'eco che non ti è piaciuto.
Cosa hai detto per rendere il ritorno così tremendo?

Echi, tornano ogni volta
tornano come ricevute di ritorno
di ciò che hai voluto divulgare di te
e renderti ciò che hai seminato.

Echi, inevitabili come noi stessi
più l'ostacolo è lontano più sono deboli
ora cosa c'è ragazzo?
non spaventarti, affronta te stesso.

A volte tornano così dolci come un ti amo bisbigliato
come una lettera d'amore a te stesso
e il rimando ti sembrerà un suono gradevole.

Gioiscine, ora che hai ascoltato
l'eco che ti sei meritato.
Cosa hai detto per rendere il ritorno così dolce.

Sempre in cima alla grande montagna
parlando di amore, odio, gioia e rabbia
dall'inizio fino alla fine dei tempi
urlando parole al mondo.

lunedì 11 novembre 2013

La tana del Bianconiglio


Mi stavo pettinando per uscire
quando dallo specchio ho visto
che al posto delle mie
avevo orecchie bianche da coniglio.
Mi sono avvicinata per vedere dentro
e ho intravisto meravigliose cose,
decisi di entrare nello specchio.

Come per magia mi sono trovata
in una tana alquanto familiare.
Appese alle pareti c'erano post it,
mie foto vecchie e lettere
e ho cominciato a curiosare.

In un post it c'era scritto:
"Sorridi quando mi pensi"
Era una frase detta ad un caro amico
la cui amicizia si è rotta in seguito
per motivi che neanche ricordo più.
Mi era rimasta solo indifferenza
e leggendo quella frase col senno di poi
mi sono resa conto che ero stata io
a spezzare il legame che ci univa. 
Non avevo più voluto rivederlo.

Poi mi sono voltata
c'era una foto con mia nonna,
non ricordavo qaundo era stata scattata
ma in quell'istante mi tornò in mente
che un attimo prima lo scatto
le avevo risposto male
convinta di aver ragione
Ripensandoci ora
ero stato solo un mio capriccio.
Non avevo mai chiesto scusa.

Ero entrata nella tana
con la leggerezza d'animo
di chi crede di essere 
a posto con la coscienza.
Invece quel posto, 
nascosto dietro lo specchio,
mi stava mettendo di fronte alle mie colpe.

Gironzolando notai una scrivania,
sopra, aperta, una lettera d'amore 
scritta da me: "sarò sempre la tua stella".
All'istante realizzai
che fino ad un secondo prima
io stavo odiando il destinatario.
Non avevo più voluto amare.

Ero entrata
con la presunzione di aver fatto
e detto molte cose giuste
invece frugando nella tana
il mio cuore si stava stringendo.

Più guardavo 
più ricordavo cose di cui ero convinta
aver chiuso per sempre.
Osservavo situazioni
che non avrei voluto più vedere.

E una domanda mi risuona nella testa:
"Ora che sono entrata nella tana,
potrò mai far finta di non averla mai visitata?"

Non sarei mai dovuta entrare.
O forse si.

domenica 10 novembre 2013

Io e me


C'ero una volta io,
la bambina dai mille pensieri felici,
fantasie di castelli volanti e unicorni.
Storie che mi assomigliavano molto.
Uno dei miei pensieri felici
se ne è andato via
quando ho cominciato a capire
che i miei genitori non erano così perfetti
come avevo sempre creduto.

C'ero una volta io,
da adolescente e dai mille desideri,
mondo da scoprire e voglia di fuga
mi sentivo grande ma ero solo una ragazzina.
Un altro dei miei pensieri felici
se ne è andato via
quando ho cominciato a capire
che ero troppo grande per credere agli unicorni
ma troppo piccola per scegliere di volare via.

C'ero una volta io,
la ragazza dalle tendenze strane
che non pensava ad altro 
che andare alla disco e fare tardi.
Le discoteche mi somigliavano molto
piene di divertimento, vuote di contenuti.
Perfette per una persona
che si vuole solo divertire.

C'era una volta io,
un po più cresciuta
Le mie migliori intenzioni
se ne sono andate via
quando le mie aspettative sulle persone 
sono state disilluse
Allora ho cominciato a capire
che la gente ha i suoi momenti
ogni cosa ha il suo momento
e la conferma l'ho avuta quando
alla radio non davano più
la mia canzone preferita
perché era passata di moda.

Ma la stranezza è che
nonostante io sia disillusa
su molte cose,
provando dolori e realtà indesiderate,
mi sento più bambina ora
di quando ero adolescente.
Con quella leggerezza di cuore
che hai o quando sei bambina
o quando accetti che tutto cambia
e nonostante tutto rimani serena.

E si può, perché Io sono cresciuta
ma dentro sono rimasta me.
Quindi andiamo a fare due salti
in discoteca o a cavallo di un unicorno,
per me è uguale.
Basta che ci sono, io e me.

sabato 9 novembre 2013

I cacciatori di speranza


Suona l'allarme.
Oh,
sono tornati ancora.
Loro non dormono mai,
fino a quando non sono sicuri
di averti fatto perdere il sonno.
Loro cercano sempre
di non farti trovare alcuna risposta
per questa situazione.

C'è chi li chiama demoni,
chi fissazioni
Io li chiamo i cacciatori di speranza.

Loro fanno le crociate nella tua testa
e risiedono nel tuo cuore.
Loro arrivano quando ti ostini a sperare.
Quando non vuoi consegnarti 
alla rassegnazione.
Sarebbe come accettarlo,
e a volte non si è pronti.

Loro ti perseguiteranno
fino a quando la tua mente
non sarà abbastanza lucida.
Loro riescono sempre a trovare il modo
di farti sentire anche un po' in colpa.

C'è chi finisce per soccombergli,
chi li combatte per una vita.
Io provo a renderli umani.

Se riuscissi a dare loro un volto
li renderesti mortali.
Li prenderesti per quello che sono:
riflessi di cuori spezzati
e corrotti da false speranze.
La tua realtà indesiderata.

Non combatterli.
Loro non ti lasceranno andare
fino a quando non li avrai compresi,
fino a quando non sarai pronto
a chiamarli con il loro vero nome.
Il tuo.

martedì 5 novembre 2013

Posto 1A


Benvenuti a bordo del treno 9647 di Trenitalia.
Sì, benvenuti.
Il treno corre verso Roma.
I passeggeri al loro posto
Qualcuno chatta al computer 
Qualcuno gioca con il tablet
Altri dormono.
Io vorrei dare una testata invece.
C'è una donna al posto 1A
che non dorme, non scrive, non legge.
parla al telefono da due ore.
Parla con la figlia Sara, e la rimprovera 
di non essere come vorrebbe sia.
Ripete sempre le stesse cose,
come un pappagallo.
È come ascoltare una canzone
e ad ogni fine strofa premere il rewind.
Mi snerva, mi irrita, mi incattivisce.
Mi stimola rabbia.
Benvenuta a bordo del treno dell'odio, Robi.
Lei parla alla figlia 
di come bisogna comportarsi
di come bisogna essere educati
le insegna la vita, al cellulare
sulla tratta Torino - Roma.
Spero almeno che una volta arrivati
a Termini, la figlia Sara abbia imparato
tutto quanto detto.
In quattro ore in fondo si possono imparare
un sacco di cose.
e io continuo ad odiare la madre 
che chiacchiera. Disturba.
Brutta scrofa delle buone maniere.
Lei che parla ad alta voce in carrozza
e disturba la quiete
farnetica buon senso a quella stronza di figlia
che ancora non le ha messo giù
il cellulare e mandata a quel paese.
E io non riesco a sentire nemmeno
ciò che penso.
Non riesco a concentrarmi
nemmeno su ciò che voglio fare.
Quella voce che mi entra in testa
e me la stupra.
Ci ho messo quaranta minuti a capire 
che avevo bisogno di bere.
Evidentemente il mio cervello era così
intriso e unto della sua voce odiosa
che non riusciva a mandarmi segnali.
Sono quasi a Firenze e ancora parla.
Delle stesse cose.
Con la stessa figlia.
Lurida.
Maledetta.
Mi sorprendo perché mi accorgo
che, contrariamente a quello
che ho sempre pensato di me,
anche io posso diventare violenza.
Ho voglia di alzarmi,
mettermi a sedere accanto a lei
tapparle il naso e infilarle in gola
quel succo di arancio che ha ordinato
2 ore fa e che non ha nemmeno bevuto.
Farglielo deglutire tutto di un fiato
e sentirla tossire delle sue stronzate
fino alla Capitale.
La madre che non c'è mai ma che
con una telefonata ha la presunzione
di poter compensare dieci anni di assenza.
Sono due ore che ascolto non consenziente
quindi questo ho capito alla fine.
Patetica.
Vorrei alzarmi e dedicarle un applauso.
E sono sicura che tutta la gente intorno a lei
ha gli stessi desideri miei.
Solo che nessuno osa chiederle
di chiudere quel dannato becco
farneticante idiozie.
Eccola qua, ancora chiacchiera.
Perché certe persone sono così fastidiose?
Perchè mi costringi a essere ciò che non vorrei?
Perché certe persone sono capaci
di irritarci a tal punto
tanto da volerle fare del male fisico?
Desidero stamparle un ceffone
volante stile Matrix!
Non sopporto la sua voce, non sopporto il suo tono
la sua presenza è irritante 
come una discarica sotto casa.
Per non parlare delle cose che dice.
Per come le dice.
Per quante volte le ripete.
Per quanto tempo ancora le ripeterà?
Nemmeno in galleria le cade la linea
sicuramente è connessa alla wi-fi del treno.
Maledetta teppista.
La prenderei per la camicia
alzandola da terra.
L'appenderei sull'appendiabiti
e le chiederei come si fa ad esser così schifosi.
Lurida topa di fogna
apri la bocca, fammi vedere la lingua.
fammi vedere quante cazzate hai da dire
ancora che te la taglio.
Ti fa male la schiena?
Si lamentava di questo con la figlia
e le rimproverava pure di non averla
aiutata a salire su questo treno.
Brava Sara.

Ora cambio carrozza e continuerò
ad odiarla ancora di più
perché avrebbe lei dovuto cambiare carrozza
dopo esser stata lapidata con lanci
di merendine e giornali freccia rossa.
Bottiglie d'acqua. Pezzi di sedili. Cose così.
Simpaticissima questa pesseggera.
Che culo che ho avuto.

lunedì 4 novembre 2013

La zattera di legno e foglie


Mi piace come vivi.
Mi piaci come scuoti te stessa e tutto intorno.
Mi piaci come riesci ad essere dolce e forte.
E mi piace quando non riesco a trovare parole
adatte abbastanza per descrivere cosa sei per me,
se non quelle per dirti:
Ti sento cosi forte che se mi pensi mi nasce un sorriso.

Nel silenzio della notte e la luce del giorno
non sarò mai così lontana
Sarò lì ogni volta che mi penserai
e che ti penserò.
A respirare le nostre parole, il nostro essere
camminando nella stessa direzione.
perché amore è camminare mano nella mano
oltre il tempo, oltre lo spazio.

Sei più trascinante di un fiume.
Il tuo amore è più puro della pioggia
che ora mi sta cadendo addosso 
fatta di parole, risate, liti e confronti.
Mi piace perché non cerchi sempre i perché 
Viviamo il nostro amore per quello che è:
semplice e inevitabile come il sole e le nuvole.

Tessiamo il futuro insieme
come facessimo un maglione di lana
con un ferro per uno, per fargli prendere forma.
Prendi l'amore che posso darti, io ho il tuo
Senza forzature, con mille sfumature
Vivendo tutto questo come neve
che cade e ci copre come un lenzuolo caldo
che vorremmo non ci scoprisse mai.

Tu ed io, come quella zattera semplice
fatta di legno, foglie come di pazienza e amore
costruita insieme in riva al ruscello
che è andata oltre la cascata, oltre la corrente
e ha continuato a navigare lontano.

Un giorno




Un giorno
Ti racconterò dove sono stata
Ciò che ho visto
e da dove provengo.

Un giorno
Ti parlerò di me
Di ciò che sono
e che sono stata.

Un giorno
Ti racconterò chi ho incontrato
Di come ci siamo conosciuti
e cosa siamo stati.

Un giorno
Ti rivelerò ciò che ho detto
Come mi sono comportata
e le conseguenze che mi hanno portato.

Un giorno
Ti racconterò una storia
Di come sono stata ingannata
e di come mi hanno pugnalato.

Un giorno
Ti mostrerò le mie stranezze
I miei vizi e i miei desideri
e di come li ho alimentati.

Un giorno
Quando ne parleremo insieme
Ti parlerò di tutto questo
e capirò chi sono.

I tamburi


Cammino per strada
Sento i tamburi
È il mio cuore che batte
O c'è una festa nei dintorni?
Suonano con un certo ritmo
Nella mia anima
Dentro di me è bum bum bum
E tutto il resto rimane fuori, svanisce

E comincia la danza 
per le vie della città 
E ogni passo è un movimento 
ogni passo è un cambiamento
La gente guarda, osserva
Gente diversa
In tutti i modi in cui si può essere diversi
E i tamburi continuano bum bum bum

La gente ascolta, si fa trascinare 
È pian piano, uno ad uno
Si cominciano a muovere tutti
La musica si diffonde per vie aeree
Contagia tutti e tutti si muovono
sullo stesso ritmo,
diversi nei movimenti 
ma uguali nel percepire
uguali nel bum bum bum

Nessuno rimane a guardare in disparte
la strada è di tutti
e tutti fanno parte della stessa strada
Tutti subiscono quel bum bum bum
Tutti ballano al bum bum bum

Un cuore spezzato è un cuore spezzato
qualsiasi sia la sua religione
un sorriso rimane un sorriso
qualunque sia il posto da dove proviene
L'amore è amore
qualsiasi sia l'orientamento sessuale
La musica è musica per tutti
al suono di un bum bum bum

Questo bisogna prenderlo semplice come viene!
Questo non è forse il miglior posto per poter ballare?
La strada è di tutti perché tutti ci danziamo
E non importa da dove proviene il tuo culetto
si muove come il mio al suono del bum bum bum

È una canzone del bum bum bum
Per essere uguali e diversi
Per essere diversamente uguali
Diversamente uguali in un bum bum bum

Il tuo peccato


Non lasciare che le tua braccia
Si sciolgano da me
Non sentire vergogna
Ognuno ha bisogno di qualcosa
Solo che ogni volta si chiama 
con un nome diverso.

Il silenzio genera incomprensione
L'incomprensione genera caos
non lasciare che la parola 
diventi peccato
rilassati ed esprimiti
Nessuno di noi ha bisogno 
di troppi silenzi.

Non lasciare che i tuoi occhi
diventino ciechi per paura
Tutti quanti hanno visto cose 
che non avrebbero voluto vedere
Ma non ti precludere 
ciò che di buono potresti vedere.

Il non volere vedere 
è come non voler conoscere
non conoscere ti fa sentire al sicuro
Non lasciarti tradire dai tuoi occhi
Apri gli occhi e osserva
poi decidi tu se guardare oltre 
o soffermarti con lo sguardo
Ancora un altro po'.

Non lasciare che le tue orecchie
diventino sorde perché alcuni suoni 
non ti piacciono 
Tutti hanno udito cose 
che non avrebbero voluto ascoltare
ma molti hanno ascoltato 
suoni incantevoli.

Il non volere ascoltare 
è come non voler comprendere
non comprendere ti fa rimanere solo
Non lasciarti rinchiudere da te stesso
Senti che bella musica e ascoltala
Poi decidi tu se cambiare canale 
o ascoltare musica
Ancora un altro po'.

Tutti quanti hanno bisogno di qualcosa
ogni cosa ha qualcosa di buono
Se solo imparassi a conoscerla
Poi decidi tu se la condividi oppure no
Ma datti un motivo che non sia
un "perché" solo perché diverso da te.

venerdì 1 novembre 2013

Pongo


Si nasce ciò che si é
Si può migliorare, peggiorare,
modellarsi un pochino alle esigenze del mondo
ma dentro, l'anima rimane della stessa materia.

Come il pongo nelle mani di un bambino
Se ci feriscono saremo un cane
Se ci liberiamo saremo un aquilone
Se piovono lacrime, ombrello 
Se nevica saremo un pupazzo
cambiamo forma e dimensione
Siamo pongo a secondo della situazione

Si diventa ciò che si subisce
Ci si può chiudere, ci si può difendere
le trasformazioni sono conseguenze di causa
Ma dentro noi stessi rimaniamo della stessa forma.

Come il pongo nelle mani di noi stessi
Se ci baciano saremo labbra
Se ci attaccano saremo scudo
Se ci trafiggono saremo una croce 
Se ci accarezzano saremo visi
Cambiamo forma e dimensione
Siamo pongo.