sabato 18 gennaio 2014

Candele spente


La mia anima, la mia casa.
Uno spazio buio e senza porte,
specchi rotti e il mio riflesso in pezzi,
polvere sotto i tappetti che voglio non vedere.
Finestre sbattute con violenza dal vento
e si infrangono i vetri come sogni.
Spifferi di gelo nel mio cuore. 
Candele che non riescono a far vivere il fuoco,
si spegne una candela.

Rubinetti versano lacrime di sangue e merda,
tubi rotti allagano un pavimento 
dove io non riesco a camminare.
Lampadine fulminate e i miei occhi lottano al buio
contro ciò che non vedo, 
punti che non posso fissare.
Fili scoperti come budella, come queste ferite.
Corto circuiti e fuoco tutto intorno e fuori e dentro di me.
Si sciolgono dipinti di noi e di luoghi che amavo,
visi sorridenti pian piano si distorcono in mostri,
al colare delle tempere si mischiamo i colori,
nasce il nero.
Si spegne un'altra candela.

Piatti incrinati dove non posso mangiare,
bicchieri rotti dove non posso bere,
coltelli affilati sotto i miei piedi
mi tagliano per ricordarmi dove sono.
Ulula il vento e mi fa male alle orecchie
mi grida un dolore che mi entra dentro
rimane con l'eco tra la testa e il cuore
e non vuole più uscire.
Tetto scoperto, la pioggia entra ovunque,
si infila violento come il pensiero di te 
ed io non ho riparo.
Si spegne un candela, ancora.

Chiodi sporgenti e arrugginiti
mi segnano le braccia e le gambe,
incidono sulla mia pelle questa storia
come un tatuaggio
perché io non possa mai dimenticare
queste candele spente.

lunedì 13 gennaio 2014

Il tuono e il fulmine



Potresti nascondere tutto ciò che sei
cambiarti forma e colore
e magari non toccare mai terra.

Rimbalza da un angolo ad un altro
di una stanza senza finestre
senza porte e senza pareti.

Sei senza carica, senza energia
un rimorso di niente,
un rimpianto di tutto.

Avresti voluto fare la più grande cosa,
la più grande cosa per la tua vita:
essere libero di essere ciò che sei.

Zuccherino, la triste verità è che tu
non hai il coraggio, hai paura
di cosa potrebbero dire i parlanti.

È più facile vederti stare male.
Perché, se stai male solo tu,
ti riservi la vergogna.

Vuoi apparire un angelo 
ma hai le ali spezzate.
Ti comporti come un demone 
ma vivi troppi rimpianti.

Quella stanza è la gabbia 
dove è rinchiusa la rabbia,
di un fulmine che non porta luce.

Come un fulmine che non vuole
non vuole cadere...
che non ha forma nè colore

...e il tuono rimase solo
e la pioggia non cadde mai
e la tua terra morì.